A FORLI' ESISTONO ANCHE "DIFFERENZE" DI ORARI E APERTURE NEI GIORNI FESTIVI, TRA ATTIVITà COMMERCILI DEL CENTRO STORICO E "NEGOZI" PERIFERICI..... OVERO FIGLI E FIGLIASTRI..... TIPO QUELLI DI SAN MARTINO IN STRADA
ASSOUTENTI FORLI’ E LA “BUFALA” SULLE LIBERALIZZAZIONI (OVVERO: LA STORIA INFINITA DEGLI ORARI DEI NEGOZI)
All’inizio degli anni 70, a seguito dell’entrata in funzione delle Regioni, tra le importanti e sostanziali “rivoluzioni” troviamo che, in quelle relative alla tormentata storia degli orari dei negozi, ci sono innumerevoli mutamenti e leggi quadro regionali che fissavano criteri di massima: obbligo di chiusura totale nei giorni domenicali e festivi, chiusura infrasettimanale obbligatoria di mezza giornata, orario di apertura settimanale pari a complessive ore 44 ecc. ecc. unitamente alla delega ai singoli comuni di decidere come gestire il tutto. Poi, nel tempo, alcuni Comuni, tanto per smorzare le polemiche relative alle aperture domenicali e ai giorni festivi infrasettimanali, si inventano le così dette “eccezioni” ovvero regole che stabiliscono che l’obbligo di chiusura dei negozi nelle giornate festive non vale per le “città d’arte” in cui gli esercizi commerciali “potrebbero” restare aperti tutti i giorni festivi … anche per tutto l’anno. Potrebbero perché in certe città (come Forlì) saranno poi deliberate “restrizioni” che vedono aperture solo in certe domeniche e giornate festive e solo per quella parte di esercizi commerciali in sede fissa ubicati nel centro storico. Le rimanenti attività commerciali (sempre forlivesi), ma con ubicazione più periferica, dovranno, invece, tenere chiuso. Paradossalmente, può accadere che comuni limitrofi come Castrocaro o Forlimpopoli facciano scelte diverse concorrendo così a creare (in pochi chilometri di distanza) non solo disparità e confusione tra i cittadini/consumatori, ma distorsioni nella stessa concorrenza tra le imprese. E tutto ciò, alla faccia della piena liberalizzazione del commercio già sancita dal decreto legislativo 114/98 e dal fatto che sondaggi e ricerche indichino che la maggior parte dei consumatori vorrebbe poter fare più spesso shopping nei giorni festivi. Ma è ormai risaputo che Sindaci, Assessori allo Sviluppo Economico, Associazioni di Categoria e Sindacati, nelle loro riservate concertazioni, sembrano ignorare le richieste e le esigenze dei loro cittadini consumatori e così quest’ultimi, trovando i negozi locali in massima parte chiusi, sono obbligati a migrare verso gli Iper limitrofi che alle chiusure delle attività commerciali cittadine contrappongono aperture domenicali e festive con tanto di orario continuato fino alle ore 22. Come Assoutenti, cominciamo a domandarci se non sia il caso di rimettere in discussione la liberalizzazione avviata da Pierluigi Bersani nel 1998, e rivedere certe riforme costituzionali che nel 2001, attribuendo alcune competenze a livello locale, spesso hanno prodotto solo una grande confusione: disagi per i consumatori e distorsioni nella concorrenza tra imprese (si pensi ai negozi gestiti da stranieri lasciati liberi di autogestirsi orari e aperture domenicali). Ed allora, perché non liberalizziamo, commercialmente parlando, tutto e tutti, nel vero senso della parola, e lasciamo tutti i titolari e gestori di negozi, di bar, di ristoranti, di forni ecc. liberi da vincoli di orari di aperture e chiusure, perché non lasciare loro solo la possibilità di tenere aperto o chiuso le loro attività, secondo le esigenze dei loro clienti (e non secondo gli umori degli assessori, dei sindacati o associazioni varie). Siamo ormai nel terzo millennio e come Assoutenti ci chiediamo : chi ha paura di cambiare certe regole medioevali “o tutti aperti o tutti chiusi”? Proviamo a cambiare!
VITTORIO GIROLIMETTI
ASSOUTENTI FORLI’
Forlì, 10 Dicembre 2009 |