Guido Ghetti, a 33 anni, ha deciso di tornare per la terza volta a difendere i colori della squadra della propria città, lasciando dopo tredici stagioni consecutive i professionisti.
Guido Ghetti, bentornato!
"Grazie!"
Dove e quando ha iniziato a giocare?
"Avevo 5 anni ed iniziai nella scuola calcio della Sammartinese, dove rimasi fino ai 13 anni (Esordienti). Poi passai da 'Giovanissimo' nel Forlì, facendo tutta la trafila fino alla prima squadra"
Ci fu qualcuno che la spinse oppure fu una scelta spontanea?
"Una scelta spontanea direi. Ero un bambino che aveva solo voglia di giocare e divertirsi" Perché difensore?
Di solito i bambini vogliono giocare tutti all'attacco! Aveva un ruolo preferito?
"Veramente ho iniziato da centrocampista esterno. Fino alla precedente esperienza a Forlì con Rocco Cotroneo allenatore, ho giocato a metà campo. Le mie caratteristiche, comunque, mi hanno sempre permesso di ricoprire diverse posizioni"
Facciamo un passo indietro, quando ha capito che avrebbe potuto fare il calciatore vero?
"A 18 anni, fu allora che il Forlì mi propose il mìo primo contratto. L'anno precedente da aggregato della Berretti, in C2, avevo collezionato 20 presenze ed anche se poi retrocedemmo, la società fu contenta di me e mi volle confermare in serie D"
E poi? Forlì come trampolino di lancio?
"Si, senz'altro. Quell'anno mi misi in luce con 31 presenze e 5 reti e fui notato dal Mantova, che allora disputava la C2 e mi prelevò in estate "
Una piazza prestigiosa ed importante.
Come andarono le cose?
"Nel complesso molto bene personalmente, un po' meno come squadra, perché in 4 stagioni non riuscimmo a vincere il campionato, pur avendone l'ambizione. Mantova è stata comunque una tappa fondamentale per la mia crescita. Il primo anno, approfittando della regola sui giovani, essendo del 1978 (20 anni ndr), giocai parecchio segnando anche alcune reti, così come nella seconda stagione. Poi dovetti prestare il servizio militare ed essendo di stanza a Roma non riuscii ad allenarmi con continuità: ne risentì il mìo rendimento, collezionai poche partite ed in quel momento mi sentii frenato. L'ultimo anno andò meglio ma alla fine tornai a Forlì. Tecnicamente e tatticamente migliorai moltissimo perché, pur continuando a giocare esterno di centrocampo, l'impostazione voluta dal mister mi vide impegnato sia in un reparto a cinque che a tre, ampliando il mio bagaglio. Presi definitivamente coscienza dei miei mezzi"
Ecco, appunto, il Forlì ma soprattutto Cotroneo... Una svolta importante...
"Si, infatti come dicevo prima fu proprio l'allenatore calabrese a cambiarmi ruolo. Decise d'impiegarmi terzino per la mia corsa, per la spinta costante sulla fascia e da allora sono più o meno rimasto lì"
Che ricordi ha di quel biennio?
"Ricordi bellissimi, perché giocare per la squadra della propria città è speciaie, perché ricominciai ad avere un buon rendimento, con tante presenze, realizzando diversi gol, anche importanti. E poi, per la seconda volta Forlì mi portò fortuna e mi rilanciai"
Dopo 2 campionati positivi, il Castel San Pietro...
"Si, mi fecero una buona proposta con un contratto triennaie e decisi di accettarla, seppure questo significasse lasciare ancora una volta la mia città. Ebbi nuovamente I' occasione di mettermi in luce, riuscendo a diventare un titolare quasi inamovibile della formazione giallorossa. Paradossalmente la seconda stagione, culminata con la retrocessione in serie D, mi permise di fare un ulteriore passo in avanti. Per regolamento, infatti, mi svincolai e questo permise il mio passaggio alla Spal, che avevo affrontato da avversario in quegli anni"
Ferrara, il culmine della sua carriera?
"Sicuramente 5 anni indimenticabili. I tifosi, l'ambiente, giocare al Mazza, sono emozioni grandissime, che mi porterò sempre dentro. Se a ciò aggiungiamo che mi trovavo di nuovo a lottare per l'alta classifica, dopo la parentesi di Castel San Pietro, e che forse avevo l'età e la maturità giuste, si capisce come il mix di elementi fosse perfetto. I ricordi e gli episodi speciali si sprecano e a quell'esperienza sono legate le gioie più grandi che abbia vissuto finora da calciatore. "
Quali sono? Ce ne descriva qualcuno.
"Realizzai un gol importante e vincente in un derby con la Reggiana, molto sentito da quelle parti. Un'altra mia marcatura ci permise di battere il Novara e trovare la vetta solitària in C1, risultata poi inutile, perché la settimana successiva fummo sconfitti dal Cesena e superati nuovamente. Un' enorme soddisfazione fu poi indossare la fascia di capitano: a dire la verità il titolare era Zamboni ma in sua assenza spettava a me e capitò diverse volte. Ma la gioia più grande resta il ripescaggio dell'estate 2008, quando salimmo in CI. "
Abbiamo parlato di ricordi positivi. Momenti meno fortunati ne hai passati?
"A parte la retrocessane dell'ultimo anno al Castello, e le mancate vittorie finali di Mantova, direi che la delusione più cocente è stata la sconfitta nella semifinale play-off di serie C2 del 2008, quando incredibilmente cedemmo al Portogruaro. Avevamo vinto l'andata per 1-0 e dopo il primo tempo della gara di ritorno eravamo sopra 2-0, ebbene riuscimmo nell'impresa di subire 3 reti nella ripresa, venendo così eliminati. Fu un'amarezza grandissima ma come detto prima, in estate ci fu poi il ripescaggio che rimise tutto a posto, cancellando la delusione. Resta il fatto che sul campo non ho mai avuto la gioia di vincere un campionato"
Veniamo allora al presente, chiusa l'esperienza di Ferrara ha vissuto un'estate da "disoccupato", poi un giorno...
"Si, ho fatto la preparazione con la selezione dell'Aie, quindi terminato il raduno sono tornato a Forlì. In quei giorni anche il Forlì rientrava in sede dopo il ritiro ed allora ho chiesto di potermi allenare con la squadra, in attesa di una chiamata. La società ha gentilmente acconsentito ed ho notato fin da subito che nel gruppo e fuori regnava una bellissima atmosfera. Il fatto di ritrovare vecchi amici come Sozzi e Mordini è stato sicuramente piacevole, mentre il mister ed Evangelisti li avevo incrociati da avversari, e ciò ha contribuito fin da subito a farmi sentire a mio agio e coinvolto. Sono stato favorevolmente colpito dalla professionalità di tutti, dalla serietà che veniva messa negli allenamenti, dalla società, dai ragazzi e dall'ambiente sano che ho trovato. "
Quanto ha pesato tutto ciò sulla sua decisione di accettare la proposta del Forlì?
"Molto, perché trovare un ambiente sano e positivo è fondamentale per lavorare bene. Ho capito che qui a Forlì ci sono tutte le condizioni per far bene ed ho accettato con entusiasmo. L'idea di ritornare a calcare l'erba del Morgagni e di indossare nuovamente la maglia biancorossa ha poi fatto il resto" La maglia biancorossa diceva, pesa indossarla? E giocare al Morgagni che sensazioni le da? "No assolutamente. E' invece un onore ed un piacere sapere di poter regalare emozioni e soddisfazioni a tante persone che mi conoscono. Il nostro stadio è super, io ne ho visti tanti e di tutti i tipi e posso dire che ce lo invidiano in parecchi. Deve diventare la nostra arma in più, perché giocarci trasmette una grinta maggiore e gli avversari devono avere timore: di noi, dei nostri tifosi, del Forlì"
Dopo sole due giornate che idea si è fatto della squadra e del campionato?
"Per quel che riguarda il campionato è presto e non ho ancora abbastanza elementi per sbilanciarmi. La squadra però mi sembra assolutamente competitiva, possiamo dire la nostra soprattutto se rimarremo umili nelle vittorie e non ci deprimeremo nelle sconfitte. Perdere non è mai piacevole ma bisogna reagire e sotto questo punto di vista la partita di Verona è stato un segnale importante"
Personalmente invece come procede l'inserimento negli schemi di Bardi e l'affiatamento con i compagni, oltre all'aspetto della forma fisica?
"Con i compagni va tutto bene, ci si conosce sempre meglio giorno dopo giorno e ciò migliora anche l'aspetto tattico. Non avevo mai giocato a tre, quindi mi ci è voluto un pò ' di tempo per capire i movimenti e poter supportare i compagni nel modo migliore. Fisicamente le cose sono a buon punto, domenica ad esempio a fine gara avevo ottime sensazioni e ne sono stato contento. Le gambe cominciano a girare e quando verrà il fresco ne trarremo tutti grande giovamento. " Infine, cosa si sente di dire ai tifosi? "Penso di poter dire che metterò tutte le mie capacità, l'esperienza e l'entusiasmo al servizio del mister e della squadra. Inoltre aggiungo che sia personalmente che come gruppo daremo tutto per raggiungere obiettivi importanti, onorare la maglia e rendere ì tifosi orgogliosi di noi"
Vincere il campionato?.
"Una alla volta, punto a vincere tutte le partite... "
Grazie Guido ed in bocca al lupo!
"Crepii"
Nel dettaglio la carriera del Neo-Biancorosso: