Articolo inserito da Andrea Gorini in data 24/06/2007
Ciclismo
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Leo Castellucci
Nato nel 1926 è un passista scalatore di buona levatura che lega il suo nome ad esaltanti imprese, una delle quali gli consente il titolo di campione italiano dilettanti.
Comincia a correre con l’associazione sportiva Forlì nel 1944 tra gli allievi ponendosi in evidenza con azioni poderose come scalatore in diverse gare. Intraprendente e combattivopredilige le corse tirate all’insegna della vivacità. Passato dilettante, nel 1946 gareggia con la “Forti e Liberi” di Forlì risultando brillante protagonista, già all’inizio di stagione, nella Coppa Cimatti a Faenza, sul trebbio figura tra i più attivi lottando “con accanimento sovrumano”.
Scrive al traguardo Remo Roveri:
“Non dimenticheremo il profilo grifagno di Castellucci; occhio di falco e ciuffo da pirata adolescente all’arrembaggio della montagna sotto la bufera”
La sfortuna che si accanisce contro di lui nella parte finale della gara lo costringe a concludere in ottava posizione. Per il suo ardente spirito Garibaldino emerge nel G.P. Circolo del Mare a Riccione, nella Coppa Pasini a Forlì, nella Coppa Città di Gambettola, nella prima edizione della Coppa Miserocchi a Santo Stefano, nel Trofeo Zizzoli a Bologna dove conquista il titolo di Campione Emiliano e ancora a Bologna il 27 luglio 1946. Qui sbaraglia un campo di 200 dilettanti vincendo di forza il Campionato Italiano. Arriva al traguardo in solitudine infliggendo 5’20’’ a un gruppetto di cinque unità regolato in volata da Luciano Maggini.
Scrive il quotidiano sportivo STADIO in proposito:
“Leo Castellucci ha vinto e vinto in modo tale da non lasciare dubbi sulla superiorità da lui dimostrata in gara risultata più faticosa del previsto, perché svoltasi su strade polverose presentati rali difficoltà altimetriche. Il ventenne pedalatore di Forlì si è costruito da sé la vittoria con un’accorta condotta di gara e piantando in asso all’inizio della salita di Mongardino il toscano Baronti l’unico rimasto sulla sua ruota dopo che anche l’altro toscano Magni aveva ceduto”.
In virtù delle sue ottime prestazioni entra nella ristretta entra nella ristretta cerchia degli azzurrabili per i campionati mondiali di Zurigo. Ma all’ultimo minuto il C.T. Cristiani opta per l’inserimento in squadra di Annibale Brasola relegando il forlivese al ruolo di riserva. Nel 1947 ancora con la Forti e Liberi si conferma scattante, impetuoso, prontissimo nele rincorse, tenace nell’azione. Nel mese di aprile è 2° d’un soffio dietro Baronti nella Coppa Azzini di Modena; pochi giorni dopo gioca d’astuzia e vince alla grande la Bologna-Raticosa.
Nel corso del’anno risulta vittorioso tra l’altro a Forlì nella Coppa Arcangeli, a Bolzano nel Trofeo Internazionale URSUS e nella Modena-Abetone. È in evidenza nella Coppa Caduti Sanmartinesi valida per il campionato emiliano (2°), nella Coppa Costa del Sole a Belluria (4°) e nalla Milano-Rapallo vinta da Drei (10°). A Torino nell’indicativa per i campionati del mondo una caduta arresta le sue speranze di entrare nella formazione azzurra. Il senso tattico, l’intraprendenza e le ottime doti di scalatore di Castellucci piacciono a Gino Bartali che lo vuole con sé nella “LEGNANO”. Passa così professionista nel 1948 restando nella massima categoria fino al 1952. assolve decorosamente il proprio ruolo di gregario dimostrandosi forte, fedele e sempre presente nei monenti decisivi sia correndo con Bartali (Legnano), Volpi e Schaer (Arbos), A.Martini (Welter).
Partecipa a 4 Giri d’Italia: 1948 (29°), 1949 (ritirato), 1950 (30°), 1952 (72°).
Consegue numerosi piazzamenti e due vittorie: Trofeo Cirio a Napoli (1949), tappa di Alleghe nel Giro delle Dolomiti (1950).
Leo Castellucci Campione Italiano dilettanti nel 1946