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Articolo inserito da Gilberto Giorgetti in data 09/05/2007
Storia
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Un po' di storia su S. Martino in strada
A pochi chilometri a sud di Forlì, sulla destra del fiume Rabbi, lungo l'importante strata romipeta o romea, dalla quale ricava la denominazione (oggi viale dell’Appennino e via Monda), appare documentata fin dal IX secolo la pieve di S. Martino in Strada con l'omonima villa.
La strada romea è ben descritta dall'abate Alberto di S. Maria di Stadt, il quale, nel 1236, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma, dava suggerimenti al riguardo, indicando anche le distanze in miglia romane, e informava che, giunti a Bologna “ibi habes optionem duarum viarum trans montes, vel ad balneum Sanctae Mariae (Bagno di Romagna) vel ad Aquam pendentem. Sed puto quod melior sit via ad balneum Sanctae Mariae, sic: Bolonia, 13 Castellum Sancti Petri, 7 Emula, 10 Furlin, 2 San Martinen strate, 4 Meldola, 10 Civitella, 15 balneum Sanctae Mariae, Alpes 15 leucarum, Champ, 8 Subean, 6 Aretium...”.
Pur non conoscendo l’esatta fondazione della prima chiesa di S. Martino in Strada, in stile lombardo basilicale, si sa che fu edificata lungo la strada ROMEA (Romipeta), la stessa che sin dall’antichità giungeva Roma, passando per Arezzo.
Nel tempo, SAN MARTINO IN STRDA divenne un importante plebato, tanto che nel XVIII è documentato come la “piccola Forlì”. Infatti, ben presto la pieve di S. Martino in Strada rientrò a far parte dei possedimenti della potente e dotatissima abbazia di S. Mercuriale. Il trasferimento definitivo, anche sul piano giurisdizionale, ebbe luogo il 9 agosto 1160, allorché, col consenso del Capitolo, il vescovo Alessandro donò al monastero di S. Mercuriale, oltre a vari fondi ed al plebato di S. Mercuriale, tutto il plebato di S. Martino in Strada, con la pieve “et omnibus eius capellis factis et faciendis et omnia loca sacra et religiosa que... edificabuntur vel construentur... scilicet capellas Sancti Johannis de Laureta, Sancti Nicholai de Veclaçano, Sancte Marie de Turre”. Inoltre, apparteneva al plebato di S. Martino in Strada anche la corte di Casafigaria cum castro suo, concessa in enfiteusi il 3 luglio 997 dall’arcivescovo di Ravenna Giovanni ed il 6 maggio 1001 confermata dall’arcivescovo Leone. In quest’ultimo atto si precisa: “Castrum in integrum positum in curte que vocatur Casaficaria… una cum capella in integrum, cui vocabulum est Sancti Johannis, cum quarta parte de fundo Laurita, quam partem sibi fecit in ipsa capella”. Nella Descriptio Romandiolae del 1371 la Villa Casafigarie, che si trovava lungo l’attuale via Veclezio, aveva 22 focolari ed ora non esiste più come toponimo.
Le concessioni fatte dal vescovo Alessandro, nel 1170, erano di un'ampiezza tale che i suoi successori cercarono in tutti i modi di limitarle. Lo stesso vescovo Alessandro, in data 29 giugno 1172, delimitò i confini fra il plebato di S. Mercuriale e quello di S. Martino, stabilendo altresì che non vi potesse venir eretto alcun luogo religioso senza il consenso dell'abate.
Il plebato di S. Martino in Strada era molto ampio e in città si estendeva fino in prossimità dell'attuale piazza Saffi, ma in seguito il confine venne spostato sempre più a sud man mano che la cerchia cittadina si allargava. In un documento conservato presso l'Archivio di Stato di Forlì, che reca la data del 21 dicembre 1297, si menziona una casa in Burgo Merlonum dove vien detta in territorio liviensi et plebe Sancti Martini in Strata.
Dopo la successione del vescovo Alessandro iniziò una vertenza giurisdizionale relativa al plebato di S. Martino, fra il vescovado di Forlì e la Congregazione di Vallombrosa. La curia vescovile raggiunse un accordo definitivo l’8 luglio del 1239, che fu solennemente approvato il 29 luglio dal vescovo Enrico e dal capitolo della Cattedrale.
Nel 1281 papa Martino IV inviò in Romagna le truppe pontificie capitanate da Jean d'Eppes per cacciare i Ghibellini da Forlì, i quali erano al comando di Guido da Montefeltro. Il 14 settembre dello stesso anno d’Eppes pose un accampamento proprio a S. Martino in Strada, dove per nove mesi tenne in assedio la città.
Nella primavera del 1282, dal quartier generale, in San Lazzaro della Rovere sulla via Emilia verso Villanova, dove c'era la bastia detta Rovere, ordinò la distruzione di tutti i raccolti delle campagne circostanti, prima che il Montefeltro, ormai corto di viveri, decidesse di scatenare la battaglia del primo maggio 1282. Quella disastrosa battaglia che, grazie ad uno stratagemma di Guido, terminò con la vittoria dei forlivese e alla fine contò sul Campo dell'Abbate (attuale piazza Saffi), lungo le strade e nei luoghi di combattimento, circa diciottomila morti.
Anche Dante Alighieri nella “Divina Commedia” ricorda il fatto con questi versi:
La terra, che fè già la lunga prova,
E de' Franceschi il Sanguinoso Mucchio,
Sotto le branche verdi si ritrova. (Inf. c. 27)

LA LOCALITÀ e LA CHIESA di S. MARTINO
La Descriptio Romandiolae del 1371 censiva Villa Sancti Martini con 68 focolari e nell’aprile del 1425 Guido Manfredi, signore di Faenza, venne a Forlì contro il Duca di Milano e si fermò al bastione che allora si stava costruendo proprio sopra la chiusa del fiume Rabbi, davanti a S. Martino in Strada e il martedì di Pasqua distrusse la chiesa.
Dopo secoli di silenzio, si sa che nel 1827 don Giovanni Giammarchi fece costruire la canonica e che nel territorio parrocchiale vi erano cinque oratori pubblici, quello dei Savorelli, Colombani, Prati, Morgagni, Bofondi e due oratori privati, quelli dei Fronticelli e dei Casanova.
La vecchia chiesa aveva tre altari, quello di S. Martino, quello della B.V. del Rosario e quello del Sacro Cuore di Gesù.
Nel 1914 don Vincenzo Montuschi fece eseguire molti restauri e rifare la facciata della chiesa di S. Martino. Dell’antica chiesa rimane una campana del 1406.
Il cimitero fu costruito nel 1897.

Nel 1982 Papa Giovanni Paolo II firmò a Bologna la pergamena di fondazione della NUOVA CHIESA di “San Martino di Tour”, progettata dagli ingegneri forlivesi Angelo Sampieri e Giovanni Ragazzini.



Vecchia chiesa di S. Martino in strada

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